La Basilica

LA BASILICA SAN BARNABA APOSTOLO

La basilica collegiata di San Barnaba Apostolo è il principale luogo di culto cattolico della città di Marino in provincia di Roma, nella sede suburbicaria di Albano.

Scarica il testo di Ugo Onorati La Chiesa di San Barnaba Apostolo di Marino

Originariamente la santa patrona di Marino era santa Lucia, la cui festa si celebra tutt'ora in città il 13 dicembre di ogni anno.

Una Madonna ritrovata

La Vergine del Ss. Rosario di Sebastiano Ceccarini copiata dal Passeri.

Nonostante il gravissimo furto di opere d’arte avvenuto nel 1984, una chiesa monumentale ricca di opere d’arte, come la basilica collegiata abbaziale di San Barnaba di Marino, non finisce mai di stupire per le scoperte continue. Recenti sono le importanti attribuzioni, merito dello storico dell’arte arch. Francesco Petrucci, a Luigi Garzi del quadro della Madonna del Carmelo sull’altare del braccio destro del transetto, a Giuseppe Ghezzi della Madonna Assunta in cielo all’inizio della navata sinistra, a Francesco Rosa del Trapasso di san Francesco Saverio (1680) all’inizio della navata destra, a Giacinto Campana con interventi del Guercino del Martirio di San Bartolomeo sull’altare del braccio sinistro del transetto. 
Di recente è avvenuta una straordinaria scoperta, ad opera di mons. Pietro Massari, abate parroco del duomo di Marino, tanto casuale e inaspettata, quanto oserei dire “prodigiosa” . Si tratta di un dipinto a olio su lastra di rame, che rappresenta la Madonna del Ss. Rosario, secondo una consueta iconografia: la Vergine del Rosario, assisa su un trono di nuvole, è al centro della composizione con il Bambino in braccio e, ai suoi lati, i due principali santi domenicani: san Domenico a sinistra, mentre riceve la corona del Rosario e santa Caterina a destra, che a mani giunte volge lo sguardo alla Madonna .
La diffusione della preghiera del Rosario e quindi anche di questa immagine si deve a una specifica bolla papale del 1569 di san Pio V, monaco domenicano, particolarmente devoto a tale pratica . Il Papa promosse una “Crociata del Rosario” per combattere le eresie al nord, in Europa, e le minacce islamiche dei Turchi a sud. Promosse una Lega Santa fra le nazioni cattoliche, che culminò con la battaglia navale di Lepanto il 7 ottobre 1571. Volle che questa impresa bellica fosse posta sotto la protezione della Vergine del Rosario, la quale gli apparve in visione quello stesso giorno per annunciargli la vittoria. Per l’intercessione ottenuta dalla Madonna del Rosario, il papa istituì il 17 marzo 1572 la festa di ringraziamento in onore di Santa Maria della Vittoria . Tale festa fu poi spostata da marzo alla prima domenica di ottobre con la riforma del calendario promulgata dal successore papa Gregorio XIII .
Marino è particolarmente legata alla memoria di Lepanto, per essere stato il suo signore Marcantonio Colonna capitano della flotta pontificia nominato personalmente da papa Pio V. Dall’impresa fortunata derivò onore e prestigio all’intera famiglia Colonna, che in molti luoghi volle perpetuare il successo dell’impresa. Per questo motivo fu eretta nel 1632 la celebrativa Fontana dei Mori e poi nel 1675 costruito il monastero delle suore domenicane ad opera di suor Maria Isabella Colonna con la bellissima chiesa di Giuseppe Sardi del 1712 intitolata alla Vergine del Ss. Rosario. A tale riguardo non va sottovalutato il collegamento delle suore domenicane di Marino con i luoghi sacri della zona di Roma dominata dalla famiglia Colonna (Torre delle Milizie, Palazzo Colonna ecc.), ma soprattutto con il convento e con la chiesa di San Domenico al Quirinale, da cui le suore marinesi provenivano, e poi ancora con la vicina chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli (1641), dove sono presenti opere di architetti come Vincenzo della Greca e di alcuni pittori, che ritroviamo attivi nella basilica di Marino, come Luigi Garzi e Giuseppe Passeri, al cui ambito va ricondotto il ritrovato dipinto su lastra di rame.
Non è un caso, dunque, se una cappella della basilica di San Barnaba, la terza della navata destra, sia stata dedicata alla Madonna del Ss. Rosario, dove fin dall’inizio, riteniamo, sia stata collocata l’opera che oggi vediamo esposta. La basilica di San Barnaba, iniziata nel 1640, fu terminata dopo quindici anni nel 1655, ma i lavori interni finirono nel 1662 e solo nel 1713 fu consacrata .
La terza cappella della navata destra, completata nel 1662, fu dedicata alla Madonna del Ss. Rosario e fin dalla sua istituzione fu affidata e custodita dall’omonima confraternita. Il 10 dicembre 1662 fu collocato sull’altare, dopo solenne processione, il dipinto su tavola di Maria Ss.ma detta Madonna del Popolo, proveniente dalla chiesa di Santa Lucia . Ma l’altare completo in tutte le sue parti decorative fu consacrato il 2 gennaio 1751. Qui fu collocata la memoria di Lepanto, uno scudo che non è turco, come spesso si ripete, ma di un combattente cristiano del posto, che lo pose ai piedi della Madonna come ex voto e poi i quindici ovali dipinti a fresco, incorniciati a stucco sulla volta e sulle lesene laterali, dove sono rappresentati i Misteri del Santo Rosario . In questa cappella si facevano le novene della Purificazione, dell’Assunzione, della Natività, dell’Immacolata Concezione della Vergine, la novena di Natale di Gesù e vi si recitava il Ss. Rosario nei giorni di martedì, sabato e domenica di ciascuna settimana dell’anno . Per il resto del tempo nell’incasso dell’ancona dell’altare campeggiava la tavola dipinta della Madonna del Popolo. Da qui la necessità di alternare la presenza delle due immagini sacre alla venerazione del popolo, mediante un marchingegno azionato alla base dell’altare.
A partire dal termine dei lavori della cappella si può ragionare sul possibile autore del dipinto oggi esposto. Intanto occorre dire che questo di Marino appare in tutto simile non solo per il soggetto, ma anche per la fattura al dipinto ad olio su tela di Giuseppe Passeri (Roma, 1654-1714) collocato sull’altare della cappella Bonanni, terza di sinistra della chiesa di Santa Caterina in Magnanapoli a Roma dal titolo Madonna con Bambino, san Domenico e santa Caterina, di cui esiste più di un disegno preparatorio . Quindi il nostro dipinto di Marino è una replica, o una bella copia del quadro romano, secondo il citato Francesco Petrucci, e deve essere posteriore al 1703, data di esecuzione dei lavori di Passeri in Santa Caterina a Magnanapoli . Per quanto riguarda Giuseppe Passeri sappiamo che apprese l’arte della pittura nella bottega dello zio pittore e storiografo Giovanni Battista Passeri, ma il suo maestro fu Carlo Maratti, che lo avviò allo studio dei classici del Rinascimento: Raffaello e Annibale Caracci, e del Barocco: Guido Reni e Nicolas Poussin.
Ora, se l’altare della cappella del Ss. Rosario fu terminata nelle sue parti decorative nel 1750, per essere poi consacrato nel gennaio del 1751, la copia non può essere attribuita a Passeri, che nel frattempo era morto nel 1714, a meno che non fosse stata da lui realizzata in precedenza in vista di essere successivamente collocata in San Barnaba. Al termine di queste congetture, però, è scattato il colpo di scena. L’amico Maurizio Canestri di Marino ci segnala di aver esaminato un documento risalente al 1760, da lui rinvenuto anni prima nella chiesa della Ss. Trinità di Marino , nel quale si menziona esplicitamente, quale autore della copia marinese della Madonna del Ss. Rosario del Passeri, l’artista Sebastiano Ceccarini da Fano (1703-1783), che in tal caso sarebbe stato anche in età matura per compiere l’esecuzione del dipinto su commissione.
Sebastiano Ceccarini ebbe per modelli Guido Reni, Carlo Maratti e il Domenichino, ebbe per guida Giuseppe Ghezzi e poi suo figlio Pier Leone. Lavorò in diverse chiese romane e in altre città d’Italia. Tra le sue molte pitture si annovera anche una Madonna del Rosario del 1760, un dipinto su tavola conservato a Saltara (frazione del comune Colli del Metauro in provincia di Pesaro e Urbino) nel santuario della Madonna della Villa oggi ricollocato nella chiesa di San Pietro Celestino.
Dal documento appena rinvenuto, che assomiglia a un inventario di beni, o meglio a un libro di rendite della Confraternita, veniamo a conoscere esattamente la data e l’autore del nostro dipinto: «...v’è la nicchia nel mezzodetto altarino ove si conserva la sacra ed antica immagine della S.ma Vergine col suo Bambino a man dritta come si dirà in appresso sotto la tendina e dentro la sacra nicchia v’è un rame grande nel quale è dipinta la S.ma Vergine del Rosario con il suo Bambino, san Domenico e santa Caterina di Siena pittura di Sebastiano Ceccarini pagata detta pittura scudi 10 e tutto il rame pesa libbre quaranta pagato scudi 13 il tutto elemosina de benefattori fatta la pittura il 27 maggio 1748 che serve per custodire la sacra immagine».
La lastra di rame di “40 libbre di peso” (si usa tale metallo per far risaltare da lontano la lucentezza dei colori) con la sua stesura di pittura ad olio era alloggiata in un vano dietro la cornice dell’ancona superiore. La lastra è ancora adesso appesa a una funicella, tale da consentire di sollevarla a mano e dal basso dell’altare, mediante un sistema di carrucolette. Così in una sorta di “condominio degli spazi” la lastra dipinta saliva dall’oscurità dell’intercapedine, dove è stata trovata da mons. Pietro Massari, alla luce della cappella, in modo tale che questa andava a coprire la tavola dipinta della Madonna del Popolo nei giorni in cui si levavano preghiere alla Madonna del Rosario.
Troppe sono le fortuite coincidenze in questa singolare vicenda. L’immagine e il documento, così casualmente e contestualmente tornati alla luce entrambi, fanno pensare che questo bel ritratto della Madonna del Ss. Rosario abbia deciso un bel momento di farsi ritrovare per la rinnovata preghiera dei marinesi.
Ugo Onorati

Una Madonna ritrovata

La Vergine del Ss. Rosario di Sebastiano Ceccarini copiata dal Passeri.

Nonostante il gravissimo furto di opere d’arte avvenuto nel 1984, una chiesa monumentale ricca di opere d’arte, come la basilica collegiata abbaziale di San Barnaba di Marino, non finisce mai di stupire per le scoperte continue. Recenti sono le importanti attribuzioni, merito dello storico dell’arte arch. Francesco Petrucci, a Luigi Garzi del quadro della Madonna del Carmelo sull’altare del braccio destro del transetto, a Giuseppe Ghezzi della Madonna Assunta in cielo all’inizio della navata sinistra, a Francesco Rosa del Trapasso di san Francesco Saverio (1680) all’inizio della navata destra, a Giacinto Campana con interventi del Guercino del Martirio di San Bartolomeo sull’altare del braccio sinistro del transetto. 
Di recente è avvenuta una straordinaria scoperta, ad opera di mons. Pietro Massari, abate parroco del duomo di Marino, tanto casuale e inaspettata, quanto oserei dire “prodigiosa” . Si tratta di un dipinto a olio su lastra di rame, che rappresenta la Madonna del Ss. Rosario, secondo una consueta iconografia: la Vergine del Rosario, assisa su un trono di nuvole, è al centro della composizione con il Bambino in braccio e, ai suoi lati, i due principali santi domenicani: san Domenico a sinistra, mentre riceve la corona del Rosario e santa Caterina a destra, che a mani giunte volge lo sguardo alla Madonna .
La diffusione della preghiera del Rosario e quindi anche di questa immagine si deve a una specifica bolla papale del 1569 di san Pio V, monaco domenicano, particolarmente devoto a tale pratica . Il Papa promosse una “Crociata del Rosario” per combattere le eresie al nord, in Europa, e le minacce islamiche dei Turchi a sud. Promosse una Lega Santa fra le nazioni cattoliche, che culminò con la battaglia navale di Lepanto il 7 ottobre 1571. Volle che questa impresa bellica fosse posta sotto la protezione della Vergine del Rosario, la quale gli apparve in visione quello stesso giorno per annunciargli la vittoria. Per l’intercessione ottenuta dalla Madonna del Rosario, il papa istituì il 17 marzo 1572 la festa di ringraziamento in onore di Santa Maria della Vittoria . Tale festa fu poi spostata da marzo alla prima domenica di ottobre con la riforma del calendario promulgata dal successore papa Gregorio XIII .
Marino è particolarmente legata alla memoria di Lepanto, per essere stato il suo signore Marcantonio Colonna capitano della flotta pontificia nominato personalmente da papa Pio V. Dall’impresa fortunata derivò onore e prestigio all’intera famiglia Colonna, che in molti luoghi volle perpetuare il successo dell’impresa. Per questo motivo fu eretta nel 1632 la celebrativa Fontana dei Mori e poi nel 1675 costruito il monastero delle suore domenicane ad opera di suor Maria Isabella Colonna con la bellissima chiesa di Giuseppe Sardi del 1712 intitolata alla Vergine del Ss. Rosario. A tale riguardo non va sottovalutato il collegamento delle suore domenicane di Marino con i luoghi sacri della zona di Roma dominata dalla famiglia Colonna (Torre delle Milizie, Palazzo Colonna ecc.), ma soprattutto con il convento e con la chiesa di San Domenico al Quirinale, da cui le suore marinesi provenivano, e poi ancora con la vicina chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli (1641), dove sono presenti opere di architetti come Vincenzo della Greca e di alcuni pittori, che ritroviamo attivi nella basilica di Marino, come Luigi Garzi e Giuseppe Passeri, al cui ambito va ricondotto il ritrovato dipinto su lastra di rame.
Non è un caso, dunque, se una cappella della basilica di San Barnaba, la terza della navata destra, sia stata dedicata alla Madonna del Ss. Rosario, dove fin dall’inizio, riteniamo, sia stata collocata l’opera che oggi vediamo esposta. La basilica di San Barnaba, iniziata nel 1640, fu terminata dopo quindici anni nel 1655, ma i lavori interni finirono nel 1662 e solo nel 1713 fu consacrata .
La terza cappella della navata destra, completata nel 1662, fu dedicata alla Madonna del Ss. Rosario e fin dalla sua istituzione fu affidata e custodita dall’omonima confraternita. Il 10 dicembre 1662 fu collocato sull’altare, dopo solenne processione, il dipinto su tavola di Maria Ss.ma detta Madonna del Popolo, proveniente dalla chiesa di Santa Lucia . Ma l’altare completo in tutte le sue parti decorative fu consacrato il 2 gennaio 1751. Qui fu collocata la memoria di Lepanto, uno scudo che non è turco, come spesso si ripete, ma di un combattente cristiano del posto, che lo pose ai piedi della Madonna come ex voto e poi i quindici ovali dipinti a fresco, incorniciati a stucco sulla volta e sulle lesene laterali, dove sono rappresentati i Misteri del Santo Rosario . In questa cappella si facevano le novene della Purificazione, dell’Assunzione, della Natività, dell’Immacolata Concezione della Vergine, la novena di Natale di Gesù e vi si recitava il Ss. Rosario nei giorni di martedì, sabato e domenica di ciascuna settimana dell’anno . Per il resto del tempo nell’incasso dell’ancona dell’altare campeggiava la tavola dipinta della Madonna del Popolo. Da qui la necessità di alternare la presenza delle due immagini sacre alla venerazione del popolo, mediante un marchingegno azionato alla base dell’altare.
A partire dal termine dei lavori della cappella si può ragionare sul possibile autore del dipinto oggi esposto. Intanto occorre dire che questo di Marino appare in tutto simile non solo per il soggetto, ma anche per la fattura al dipinto ad olio su tela di Giuseppe Passeri (Roma, 1654-1714) collocato sull’altare della cappella Bonanni, terza di sinistra della chiesa di Santa Caterina in Magnanapoli a Roma dal titolo Madonna con Bambino, san Domenico e santa Caterina, di cui esiste più di un disegno preparatorio . Quindi il nostro dipinto di Marino è una replica, o una bella copia del quadro romano, secondo il citato Francesco Petrucci, e deve essere posteriore al 1703, data di esecuzione dei lavori di Passeri in Santa Caterina a Magnanapoli . Per quanto riguarda Giuseppe Passeri sappiamo che apprese l’arte della pittura nella bottega dello zio pittore e storiografo Giovanni Battista Passeri, ma il suo maestro fu Carlo Maratti, che lo avviò allo studio dei classici del Rinascimento: Raffaello e Annibale Caracci, e del Barocco: Guido Reni e Nicolas Poussin.
Ora, se l’altare della cappella del Ss. Rosario fu terminata nelle sue parti decorative nel 1750, per essere poi consacrato nel gennaio del 1751, la copia non può essere attribuita a Passeri, che nel frattempo era morto nel 1714, a meno che non fosse stata da lui realizzata in precedenza in vista di essere successivamente collocata in San Barnaba. Al termine di queste congetture, però, è scattato il colpo di scena. L’amico Maurizio Canestri di Marino ci segnala di aver esaminato un documento risalente al 1760, da lui rinvenuto anni prima nella chiesa della Ss. Trinità di Marino , nel quale si menziona esplicitamente, quale autore della copia marinese della Madonna del Ss. Rosario del Passeri, l’artista Sebastiano Ceccarini da Fano (1703-1783), che in tal caso sarebbe stato anche in età matura per compiere l’esecuzione del dipinto su commissione.
Sebastiano Ceccarini ebbe per modelli Guido Reni, Carlo Maratti e il Domenichino, ebbe per guida Giuseppe Ghezzi e poi suo figlio Pier Leone. Lavorò in diverse chiese romane e in altre città d’Italia. Tra le sue molte pitture si annovera anche una Madonna del Rosario del 1760, un dipinto su tavola conservato a Saltara (frazione del comune Colli del Metauro in provincia di Pesaro e Urbino) nel santuario della Madonna della Villa oggi ricollocato nella chiesa di San Pietro Celestino.
Dal documento appena rinvenuto, che assomiglia a un inventario di beni, o meglio a un libro di rendite della Confraternita, veniamo a conoscere esattamente la data e l’autore del nostro dipinto: «...v’è la nicchia nel mezzodetto altarino ove si conserva la sacra ed antica immagine della S.ma Vergine col suo Bambino a man dritta come si dirà in appresso sotto la tendina e dentro la sacra nicchia v’è un rame grande nel quale è dipinta la S.ma Vergine del Rosario con il suo Bambino, san Domenico e santa Caterina di Siena pittura di Sebastiano Ceccarini pagata detta pittura scudi 10 e tutto il rame pesa libbre quaranta pagato scudi 13 il tutto elemosina de benefattori fatta la pittura il 27 maggio 1748 che serve per custodire la sacra immagine».
La lastra di rame di “40 libbre di peso” (si usa tale metallo per far risaltare da lontano la lucentezza dei colori) con la sua stesura di pittura ad olio era alloggiata in un vano dietro la cornice dell’ancona superiore. La lastra è ancora adesso appesa a una funicella, tale da consentire di sollevarla a mano e dal basso dell’altare, mediante un sistema di carrucolette. Così in una sorta di “condominio degli spazi” la lastra dipinta saliva dall’oscurità dell’intercapedine, dove è stata trovata da mons. Pietro Massari, alla luce della cappella, in modo tale che questa andava a coprire la tavola dipinta della Madonna del Popolo nei giorni in cui si levavano preghiere alla Madonna del Rosario.
Troppe sono le fortuite coincidenze in questa singolare vicenda. L’immagine e il documento, così casualmente e contestualmente tornati alla luce entrambi, fanno pensare che questo bel ritratto della Madonna del Ss. Rosario abbia deciso un bel momento di farsi ritrovare per la rinnovata preghiera dei marinesi.
Ugo Onorati


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