I Santi

 I Santi della città di Marino

San Barnaba apostolo

Palestina

Barnaba, originariamente chiamato Giuseppe di Cipro (Cipro, ... – Salamina, 61), è stato un apostolo, tradizionalmente considerato il primo vescovo di Milano. È venerato come santo dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa. La sua ricorrenza si celebra l'11 giugno.
ANTICHE PREGHIERE IN ONORE DI SAN BARNABA APOSTOLO

Santa Lucia

Siracusa

Lucia (283 – Siracusa, 304) è stata una martire cristiana siracusana, morta nel IV secolo a causa della grande 
persecuzione sotto l’imperatore Diocleziano.
È venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa che ne onorano la memoria il 13 dicembre. È una delle sette vergini menzionate nel Canone romano e per tradizione è invocata come protettrice della vista a motivo dell'etimologia latina del suo nome (Lux, luce).
 Le sue spoglie mortali sono custodite nel Santuario di Lucia a Venezia.

Sant' Antonio da Padova

Lisbona

Antonio di Padova, noto in Portogallo come Antonio da Lisbona, al secolo Fernando Martins de Bulhões, e chiamato in vita Antonio da Forlì,, è stato un religioso e presbitero portoghese appartenente all'Ordine francescano, proclamato santo da papa Gregorio IX nel 1232 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1946. Da principio canonico regolare a Coimbra dal 1210, poi dal 1220 frate francescano. Viaggiò molto, vivendo prima in Portogallo quindi in Italia e in Francia. Nel 1221 si recò al Capitolo Generale ad Assisi, dove vide e ascoltò di persona san Francesco d'Assisi. Terminato il capitolo, Antonio fu inviato a Montepaolo di Dovadola, nei pressi di Forlì. Fu dotato di grande umiltà, ma anche di grande sapienza e cultura, per le sue valenti doti di predicatore, mostrate per la prima volta proprio a Forlì nel 1222.
San Barnaba


Barnaba, originariamente chiamato Giuseppe di Cipro, è stato un apostolo, tradizionalmente considerato il primo vescovo di Milano. È venerato come santo dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa. La sua ricorrenza si celebra l’11 giugno.

Agiografia


Giuseppe detto Barnaba.

 Giuseppe, ebreo di Cipro, era pressappoco coetaneo di Gesù, ma non lo conobbe direttamente. Si converti al cristianesimo, mise i suoi beni a disposizione della Chiesa, poi assai presto iniziò lui stesso a convertire altri giudei alla nuova fede. Gli apostoli lo soprannominarono “Barnaba”, che significa: uno che consola gli altri e li esorta a perseverare nella fede. Per la sua raggiunta autorevolezza garantì sull’autenticità della conversione di Paolo e perorò il suo battesimo. Gli apostoli gli affidarono il compito di recarsi ad Antiochia, una delle più grandi città dell’impero romano, multiculturale e plurietnica, come potrebbe essere l’odierna Los Angeles, e qui diffondere la parola di Gesù. Fu un compito difficile, che però condusse con grande successo, anche grazie all’aiuto di Paolo. Avendo convertito un gran numero di fedeli anche a Cipro e in Anatolia (oggi Turchia) fu richiamato a Gerusalemme nell’anno 49 per spiegare i motivi di tale successo e allora gli fu contestato che convertiva i pagani, senza averli circoncisi. Barnaba e ancor più Paolo spiegarono, nel corso di quello che è considerato il primo concilio della storia della Chiesa, che lo Spirito Santo era disceso su tutti gli uomini, senza distinzione di nazionalità, su giudei e pagani e che tutti erano fratelli in Cristo. Per diventare cristiani non era necessario essere stati ebrei. Per essere seguaci di Cristo e far parte della sua Chiesa non era necessario osservare i rituali e le tradizioni della legge mosaica. La Grazia, secondo l’annuncio di Gesù, prescinde dall’osservanza esteriore dei cerimoniali farisaici e si acquista soltanto con le opere meritorie. Pietro si barcamenò tra le due fazioni, quella nazionalista di Giacomo e quella universalista rappresentata da Barnaba e da Paolo. Alla fine l’unità della Chiesa rimase intatta, ma Barnaba ripartì per l’Italia insieme a Marco, dove nel 53 giunse a Milano e qui formò una numerosa comunità cristiana. Una leggenda narra che, dove lui passava, sotto i suoi piedi la neve si scioglieva e lì nascevano fiori. Mi sembra una chiara metafora della speranza di Vita, che Barnaba sapeva diffondere. Continuando a peregrinare giunse a Salamina, una città dell’isola di Cipro, dove alcuni giudei tradizionalisti lo lapidarono per impedirgli di fare nuove conversioni.

 L’insegnamento di Barnaba e di Paolo vale anche anche ai nostri giorni: non esiste un cristianesimo “nazionale” e non vi sono confini che il Padre abbia stabilito tra i popoli del mondo.

u. o

Come fu martirizzato san Barnaba?


 Giunto insieme a Marco nella città di Salamina nell’isola di Cipro, dove era nato 57 anni prima, per convertire ebrei e pagani al nuovo annuncio di Gesù, Barnaba incontrò di nuovo il mago Elima, che lo già aveva avversato in una precedente missione effettuata con Paolo, durante la quale essi avevano convertito il proconsole romano Sergio. Così come lo ha rappresentato Raffaello in un suo dipinto Elima era accecato dalla sua stessa rabbia spietata contro Barnaba e contro i cristiani. Pertanto Elima sobillò i giudei e i pagani, facendo loro credere che la nuova fede cristiana avrebbe cancellato la loro identità e le loro tradizioni. Li impaurì, facendogli intendere che se i cristiani fossero aumentati di numero li avrebbero sottomessi e depredati. Barnaba intuì che il clima era pesante e che rischiava la pelle. Ma non volle che Marco, il suo compagno di missione e futuro autore di uno dei quattro Vangeli, perdesse la vita insieme a lui. Così lo allontanò con una scusa e gli disse di tornare il mattino dopo che lo avrebbe trovato in riva al mare. Allora successe che all’inizio della notte una folla inferocita assalì Barnaba e lo lapidò. Poi, per impedire che i cristiani potessero rendere omaggio alla santità del suo corpo martirizzato, decisero di darlo alle fiamme e di disperdere le sue ceneri in mare. Ma le fiamme non consumarono quel corpo, nonostante i vari tentativi dei carnefici e questi fuggirono terrorizzati. Così Marco, al mattino, trovò il corpo di Barnaba sulla spiaggia non consumato dal fuoco. Lo seppellì in una vicina grotta con il vangelo di Matteo sul petto. Per questo motivo san Barnaba appare nelle rappresentazioni pittoriche lambito, ma non consumato dal fuoco. Insegnamento: 1) il cristianesimo ha vinto sui seminatori di odio come Elima, 2) il cristiano autentico deve aver paura di perdere la fede e non l’identità e le tradizioni, come i pagani, 3) i violenti e i sobillatori lanciano vigliaccamente le pietre da lontano, ma poi fuggono davanti alla fiamma della fede. 

u. o.

Santa Lucia


Agiografia


L'agiografia, ricavata dal Passio del codice greco Papadoupolos e dagli Atti dei Martiri del V secolo, narra di una giovane nata sul finire del III secolo, appartenente ad una nobile famiglia di Syracusæ, orfana di padre dall'età di cinque anni e promessa in sposa a un pagano seppur in segreto voto di verginità. La madre di Lucia, Eutychia, da anni ammalata di emorragie, aveva speso ingenti somme per curarsi, ma nulla le era giovato. Allora Lucia ed Eutychia si unirono ad un pellegrinaggio di siracusani al sepolcro di sant'Agata, catanese martire nel 231, pregandola di intercedere per la guarigione della donna. Il 5 febbraio del 301, dies natalis di sant'Agata, Lucia si assopì durante la preghiera e vide in sogno Agata circondata da schiere angeliche dirle: "Lucia sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.

di sant'Agata, 1410

Constatata la guarigione di Eutychia e ritornata a Siracusa, Lucia comunicò alla madre la sua ferma decisione di consacrarsi a Cristo, e di donare tutti i suoi averi ai poveri. Per i successivi tre anni ella visse a servizio di infermi, bisognosi e vedove della città. Il pretendente, vedendo la desiderata Lucia privarsi di tutti gli averi ed essendo stato rifiutato da quest’ultima, volle vendicarsi denunciandola come cristiana. Erano infatti in vigore i decreti della feroce persecuzione dei cristiani emanati dall'imperatore Diocleziano.

Sant' Antonio da Padova


Biografia


 Antonio di Padova, noto in Portogallo come Antonio da Lisbona (in portoghese António de Lisboa), al secolo Fernando Martins de Bulhões, e chiamato in vita Antonio da Forlì, (Lisbona, 15 agosto 1195 – Padova, 13 giugno 1231), è stato un religioso e presbitero portoghese appartenente all'Ordine francescano, proclamato santo da papa Gregorio IX nel 1232 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1946[2]. Da principio canonico regolare a Coimbra dal 1210, poi dal 1220 frate francescano. Viaggiò molto, vivendo prima in Portogallo quindi in Italia e in Francia. Nel 1221 si recò al Capitolo Generale ad Assisi, dove vide e ascoltò di persona san Francesco d'Assisi. Terminato il capitolo, Antonio fu inviato a Montepaolo di Dovadola, nei pressi di Forlì. Fu dotato di grande umiltà, ma anche di grande sapienza e cultura, per le sue valenti doti di predicatore, mostrate per la prima volta proprio a Forlì nel 1222.


Antonio fu incaricato dell'insegnamento della teologia e inviato dallo stesso san Francesco a contrastare in Francia la diffusione del movimento dei catari, che la Chiesa di Roma giudicava eretico. Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova. Morì all'età di 36 anni. Rapidamente canonizzato (in meno di un anno) il suo culto è fra i più diffusi del cattolicesimo.





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